Zeffirelli, gli anni alla Scala - Biografia

Zeffirelli, gli anni alla Scala - Biografia

«Luchino Visconti volle vedere attentamente tutti i miei disegni, uno per uno.
“Hai una bella mano, dove hai studiato?”.
“Qui, all’Accademia”.
“Ah, già, per voi fiorentini è facile: il Bello l’avete nel sangue”».

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A un secolo dalla nascita di Franco Zeffirelli (Firenze, 12 febbraio 1923 – Roma, 15 giugno 2019) è l’occasione per sottrarre la figura del regista alla cronaca, di cui fu un protagonista culturale, e per indagare il senso del suo operato nella storia.

Zeffirelli ha rappresentato l’esempio di un teatro musicale mai rivolto a un’élite colta o abbiente, capace invece di catturare un pubblico ampio e popolare grazie alla spettacolarità dei suoi allestimenti e alla fusione, davvero pionieristica, di opera lirica, televisione, cinema. Con lui il melodramma è uscito dalla nicchia tradizionale e ha reclamato la posizione che gli compete storicamente, di patrimonio condiviso da tutti. Il senso più compiuto del suo lavoro risiede probabilmente in questo risultato. Fu il primo (e l’ultimo) regista d’opera il cui nome fosse noto a tutti gli italiani, anche a quelli che mai erano entrati in un teatro.

La collaborazione di Zeffirelli con la Scala copre più di mezzo secolo ed è emblematica perché ci permette di seguire lo sviluppo stilistico dell’artista, cresciuto alla scuola di Luchino Visconti sia sul palcoscenico sia sul set cinematografico, ma rapido nello svincolarsi dal modello per perseguire una linea tutta sua. Esordisce come scenografo e costumista nell’Italiana in Algeri di Rossini il 4 marzo 1953 per la regia di Corrado Pavolini, ma già dieci giorni più tardi firma il suo primo spettacolo scaligero quale regista: La Cenerentola, sempre di Rossini e sempre con Carlo Maria Giulini sul podio. Il trentenne Zeffirelli lega il suo nome a una stagione ben precisa: quella serie di opere tra Sette e Ottocento che si alternano tra il palcoscenico grande e l’ambito raccolto e prezioso della Piccola Scala. Una serie di titoli culminanti nella riscoperta del Turco in Italia di Rossini insieme con Gianandrea Gavazzeni e Maria Callas.

1963-La-Boheme-89784PIN-ph-Erio-Piccagliani-©-Teatro-alla-Scala-295x300

Per un decennio Zeffirelli è dunque l’autore di squisiti bozzetti, dal tratto lieve e raffinato, che si specchiano in uno stile registico di giocoso realismo: l’eleganza, il gusto per gli accostamenti cromatici, il brio dei movimenti scenici sono apprezzati dal pubblico e dalla reggenza del teatro, che gli commissiona un titolo dopo l’altro.

Nel 1963 si ha la svolta decisiva con La bohème di Puccini, soprattutto con il grande quadro, rimasto leggendario, del secondo atto. L’esito è clamoroso per la sintesi di una poesia intimistica e di un realismo spettacolare, che organizza la scena in due piani orizzontali e sfoggia un virtuosistico movimento delle masse: lo spettacolo non passerà mai di moda, verrà riproposto infinite volte alla Scala e farà il giro del mondo. Insieme con il direttore d’orchestra, Herbert von Karajan, Zeffirelli lo traduce in un film girato in studio nel 1965, ampliando così a dismisura il numero degli spettatori.

A partire da quella Bohème (31 gennaio 1963) e dalla successiva Aida di Verdi (22 aprile 1963), con le splendide scene di Lila De Nobili, lo stile di Zeffirelli si carica sempre più di grandeur, di un realismo cinematografico e di una lussuosa ostentazione di splendore: il suo teatro diventa sempre più un grande romanzo popolare, un’epica melodrammatica i cui risultati emblematici sono Otello di Verdi, che inaugura la stagione della Scala il 7 dicembre 1976, con Carlos Kleiber sul podio e per la prima volta la diretta televisiva Rai, e Turandot di Puccini il 7 dicembre 1983, direttore Lorin Maazel.

Franco Zeffirelli tornerà a inaugurare la stagione scaligera due volte, nel 1992 con Don Carlo di Verdi e nel 2006 con una nuova versione di Aida diretta da Riccardo Chailly. Lavorerà fino all’ultimo, disegnando personalmente tutti i bozzetti dei suoi allestimenti, anche quando non sarà più in grado di spostarsi. Si spegnerà a Roma novantaseienne.

1992-Don-Carlo-273451LMN-ph-Lelli-e-Masotti-©-Teatro-alla-Scala-600x400

Il teatro musicale di Zeffirelli ha raggiunto milioni di spettatori nel mondo. Sicuramente nessun regista d’opera ha mai coinvolto un pubblico così vario e così vasto.