VA PENSIERO Il mito della Scala tra cronaca e critica
VA PENSIERO Il mito della Scala tra cronaca e critica
a cura di Pier Luigi Pizzi
Gli spettacoli storici del Teatro alla Scala attraverso la letteratura, la critica e la stampa
Dopo aver illustrato con le due mostre precedenti la storia architettonica della Scala e la sua storia sociale – dalle grandi famiglie aristocratiche proprietarie dei palchi a quelle più recenti della grande borghesia industriale –, questa mostra a cura di Pier Luigi Pizzi riporta l’attenzione sul palcoscenico per raccontare come dietro a ogni melodramma si celi il pensiero dell’élite intellettuale, oltre che la coscienza collettiva di un’epoca.
Da sempre i grandi compositori d’opera attingono l’ispirazione dalla parola scritta, che sia letteraria, critica, o giornalistica, perché il frutto del loro lavoro è inseparabile dal contesto culturale, sociale e politico. In maniera analoga, dal dopoguerra in avanti, anche registi, coreografi, scenografi e costumisti hanno iniziato a interrogarsi sempre di più in merito all’attualità dell’opera da mettere in scena, aprendo un dibattito culturale che in molti casi ne ha cambiato per sempre la percezione.
È proprio il dibattito che forma il gusto di un’epoca: la storia della Scala è anche la storia di questo dibattito. Un confronto assiduo, stimolante e fecondo, nato nei salotti frequentati dai più grandi intellettuali del nostro paese, proseguito sulla stampa attraverso il lavoro di musicologi e giornalisti, per giungere infine sul palcoscenico del teatro che per secoli ha svolto la funzione di catalizzatore per questi temi.
Gli spettacoli storici del Teatro alla Scala attraverso la letteratura, la critica e la stampa.
Con la presente mostra Pier Luigi Pizzi riporta l’attenzione sul palcoscenico per raccontare come dietro a ogni melodramma si celi il pensiero dell’élite intellettuale, oltre che la coscienza collettiva di un’epoca. Da sempre i grandi compositori d’opera attingono l’ispirazione dalla parola scritta, che sia letteraria, critica, o giornalistica, perché il frutto del loro lavoro è inseparabile dal contesto culturale, sociale e politico. In maniera analoga, dal dopoguerra in avanti, anche registi, coreografi, scenografi e costumisti hanno iniziato a interrogarsi sempre di più in merito all’attualità dell’opera da mettere in scena, aprendo un dibattito culturale che in molti casi ne ha cambiato per sempre la percezione. È proprio il dibattito che forma il gusto di un’epoca: la storia della Scala è anche la storia di questo dibattito. Un confronto assiduo, stimolante e fecondo, nato nei salotti frequentati dai più grandi intellettuali del nostro paese, proseguito sulla stampa attraverso il lavoro di musicologi e giornalisti, per giungere infine sul palcoscenico del teatro che per secoli ha svolto la funzione di catalizzatore per questi temi.