Il manoscritto ritrovato de
La Forza del destino
Il manoscritto ritrovato de
La Forza del destino
In occasione dell’inaugurazione di Stagione con La forza del destino di Giuseppe Verdi, di cui Riccardo Chailly dirigerà la seconda versione rivista per la Scala nel 1869, il Teatro alla Scala espone la prima stestura manoscritta, emersa in tempi recentissimi, del libretto della prima versione pietroburghese de La Forza del destino approntato da Francesco Maria Piave nell’estate 1861 a stretto contatto con Giuseppe Verdi. Il libretto, di 85 pagine, riporta diverse versioni successive, numerosissime correzioni, ripensamenti e riversificazioni e presenta diversi interventi autografi di Verdi. Sul frontespizio si legge la scritta, non di pugno del Piave: “Deve conservarsi per provare con essa quanto faceva lavorare / il Verdi per un libretto (vedrai ei cambiamenti)”.
Alcune pagine del manoscritto resteranno esposte presso il Museo Teatrale alla Scala dal 4 dicembre, giorno dell’Anteprima Under 30/35, fino all’ultima rappresentazione dell’opera il 2 gennaio. Una prima presentazione verrà inserita nel programma di sala della Forza mentre per il 2025 è prevista la pubblicazione in volume della copia anastatica.
Il manoscritto è stato acquistato al fine di renderlo accessibile e fruibile agli studiosi e agli appassionati, intento che ha motivato anche la realizzazione del progetto di mostra e pubblicazione in occasione dell'inaugurazione di Stagione del Teatro alla Scala. L’attuale proprietario ha intenzione di donare alla città di Varallo Sesia (VC) il manoscritto, che è quindi stato notificato in Piemonte e trasportato a Milano in tempi brevissimi a cura dell’Archivio storico artistico del Teatro alla Scala grazie alla collaborazione delle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche del Piemonte e della Lombardia, è stato oggetto di una scansione ad altissima definizione con utilizzo dello scanner planetario Metis Gamma presso i laboratori dell’Università Cattolica di Milano.
Un ringraziamento particolare va alle Soprintendenti del Piemonte Marzia Pontone e della Lombardia Annalisa Rossi e al responsabile della Biblioteca dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Paolo Sirito.
Il 3 giugno 1861 – scrive Laura Nicora nella perizia del manoscritto - Verdi firmò il contratto con il Teatro di Pietroburgo per la rappresentazione di un’opera da mettere in scena l’anno seguente. Da qualche tempo stava pensando alla trama, e all’amico napoletano Torelli scrisse: “Bisogna che mi metta a studiarmi il soggetto” (3 maggio 1861). Il 18 giugno informò il tenore Enrico Tamberlick che si sarebbe messo a lavorare a La forza del destino e due giorni dopo avvisò Piave: “Sei tu pronto a venire a Busseto per metterti al lavoro del libretto verso la metà di luglio?”. Le carte qui presentate sono il frutto del lavoro di quei giorni.”
Si tratta di 85 bifolii a righe con filigrana delle dimensioni di 330x215 mm su cui Piave ha scritto a inchiostro nero, matita grigia e matita rossa. Su alcune carte Piave ha indicato a matita (al margine superiore destro) il numero progressivo e l’indicazione dell’atto a cui si riferiscono. Le carte che contengono l’Atto II sono legate con un antico spago e hanno anche una numerazione al piede della pagina. Le carte relative agli altri sono sciolte. Tra i bifolii sono inseriti anche alcuni fogli di differenti dimensioni che contengono vari appunti di mano di Piave. Numerosi gli interventi di Verdi: in particolare 10 annotazioni si trovano nelle scene 1 e 2 dell’atto I, una nella scena 3, una nell’atto II. Nel III si trovano sostanziali varianti al testo del Rataplan, nel IV tornano numerose le correzioni di Verdi, in particolare alla parte di Alvaro.
Sulla parete di destra è possibile ammirare il ritratto del clarinettista Ernesto Cavallini (1807-1874), di Anonimo. Soprannominato “Il Paganini del clarinetto” fu per lui che Giuseppe Verdi scrisse l'assolo all'inizio del III Atto alla prima di San Pietroburgo de La Forza del Destino, che può essere ascoltato qui sotto in una registrazione del 1965 con l’Orchestra del Teatro alla Scala diretta da Gianandrea Gavazzeni.
Collezione Carlo Hruby