Elvio Giudici – L’opera. Storia, teatro, regia, 600, 700 e 800

Elvio Giudici – L’opera. Storia, teatro, regia, 600, 700 e 800

Editore Il Saggiatore, 2016-17

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Indispensabili, imprescindibili, indimenticabili, fondamentali: non bastano certo quattro aggettivi a definire i cinque volumi del monumentale e ciclopico lavoro di Elvio Giudici per il Saggiatore (il Giornale della musica)

L’opera del Seicento è stata per secoli sinonimo di rappresentazioni paludate, affidate a cantanti appesantiti da pizzi, parrucche, guardinfanti e mantelli, che li rendevano simili a bambole antiche e ne impedivano ogni movimento naturale, eccezion fatta per le immancabili braccia slanciate in avanti e le mani strette al cuore o proiettate al cielo. La teatralità era sacrificata al vetusto altare di ciò che nell’opera conterebbe veramente, la voce: le arie potevano raggiungere vette di virtuosismo estremo, ma l’essenza dell’opera era perduta. Poi arrivarono registi come Peter Sellars, Willy Decker, Richard Jones, Robert Carsen e David McVicar e convinsero anche il pubblico più recalcitrante che l’opera è innanzitutto teatro, e tanto più lo è l’opera barocca, con le sue ciniche trame di potere e le sue vicende contraddittorie e ambigue, tenute assieme dalla cifra dominante dell’ironia. E il Settecento, il secolo di Wolfgang Amadeus Mozart, un secolo di balli di corte e rivoluzioni, è una lente formidabile per osservare relazioni personali, giochi di potere privati e pubblici, amori e odi. Ieri come oggi. Riposte in soffitta le parrucche incipriate, le galanterie, l’eleganza anglo-viennese che avevano paralizzato l’opera fino agli anni ottanta, anche Mozart rivive. Ce lo ha dimostrato Peter Sellars, con il suo Don Giovanni newyorkese, scoprendo tutta la violenza che soggiace a questo capolavoro e alla nostra umanità. E ce lo hanno dimostrato Le nozze di Damiano Michieletto, dove la Contessa, dopo aver risposto con grazia al Conte che le chiede perdono per l’ennesimo cedimento, sorride a se stessa con dolcezza infinita, disperata, straziante, e comprende che quel bene supremo che è l’amore forse non esiste. Infine l’Ottocento: la monumentale storia dell’opera e della sua rappresentazione di Elvio Giudici racconta la potenza di melodrammi nati ormai due secoli fa eppure vivissimi, passandoli in rassegna uno a uno e incentrando la narrazione là dove pulsa il suo cuore: sull’allestimento e sull’interpretazione degli spettacoli. È la stretta complicità fra regia e direzione che crea il capolavoro, ed è quando il gesto scenico suggerisce il gesto musicale e il musicale quello scenico che il melodramma acquista il suo senso artistico e umano più profondo. Con passione inesausta ed estro critico, Giudici sprona allora gli «impresari» ad abbandonare – e il pubblico a pretendere che vengano abbandonati – costumi più o meno fastosi, tele dipinte più o meno spettacolari, parate di masse più o meno oceaniche, per concentrarsi sulla recitazione e sulle relazioni fra i personaggi. E fa sfilare in queste pagine tutti i grandi registi, direttori e cantanti che dal secondo dopoguerra hanno traghettato l’opera lirica ottocentesca verso orizzonti sempre nuovi, che di volta in volta accendono entusiasmi e aspri dissensi, a riprova di un’inesauribile vitalità. E grazie a spettacoli come la Carmen di Emma Dante e Barenboim, Il principe Igor di Cernjakov e Noseda, il Barbiere della premiata ditta Leiser & Caurier con Pappano, la Norma di Michieletto e Antonini con una Bartoli neorealista alla Magnani, il miracolo dell’opera continua a rinnovarsi.

Elvio Giudici Dopo la laurea in biologia, conseguita presso l’Università degli Studi di Milano, viene assunto dallo stesso ateneo come ricercatore e poi come docente. Alterna per lungo tempo l’attività di docente universitario a quella di critico musicale, collaborando a varie riviste, tra cui Musica, Classic Voice, L’opera. È stato critico musicale del quotidiano Il Giorno.È autore del volume L’opera in CD e video, con il quale ha raccolto idealmente il testimone da Rodolfo Celletti, capostipite italiano della critica discografica di tipo enciclopedico. Diversamente dal suo predecessore, Giudici ha valutato direttamente tutte le edizioni riportate.Nel 2012 ha pubblicato il suo secondo libro, Il Teatro di Verdi in scena e in DVD, dove analizza circa 180 video.In seguito, scrive la storia dell’opera lirica attraverso i secoli: tra il 2016 e il 2018 sono usciti quattro monumentali saggi dedicati al Seicento, Settecento e Ottocento, a cui ha fatto seguito il Novecento. Attualmente è collaboratore del sito Operaclick.

 

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